Ogni volta che il copywriter di turno ha sussurrato di essere al lavoro a questo pezzo sui “gattini sui social”, i colleghi hanno risposto con una risata. Eppure, ‘sti “gattini” sono una cosa seria, soprattutto per un’agenzia che si occupa di comunicazione e marketing come Dexa. Perché – in sintesi, per i pochi che non se ne sono accorti - i gattini, negli ultimi anni, sono apparsi in massa sul web. Per dire, secondo la CNN, nel 2015 su internet c’erano oltre sei miliardi di immagini o video di gatti. Oggi, considerando la crescita del panorama digitale, sono circa un miliardo di più. In sostanza, ad ogni persona del pianeta corrisponde un gattino sul web.
È una tendenza che arriva da lontano: nel 2011, la Cia ha dichiarato di aver trovato “un po’ di video divertenti con i gattini” nel computer di Osama Bin Laden, dopo che i Navy Seals americani aveva fatto irruzione nel covo di Abbottabad in Pakistan per ucciderlo. All’alba dei tempi, i gatti erano gli animali preferiti degli egizi. Nel nono secolo un monaco irlandese scrisse un libro sul suo gatto: è la prima testimonianza del mondo occidentale sul tema. Sono in sostanza una passione vecchia come il mondo che in tempi moderni si è riflessa su internet: fin dalla sua nascita, nel 1990, il web si è popolato di gattini.
Il brand Purina, leader nel settore del cibo per gatti, ha stimato che il 15% del traffico sul web è correlato ai felini. Nel frattempo, come riporta Wired, su Tumblr un account si è messo a raccogliere le foto di capi nazisti impegnati a coccolare i gattini. Su YouTube è una moda consolidata: i video in questione sono oltre 2 milioni e ricevono in media 12mila visualizzazioni. In sostanza internet è pieno di gatti. Anzi, gattini. Due anni fa era una delle parole chiave suggerite dai motori di ricerca. Scritta così, con quell’ “ini” che rimanda all’infanzia, a qualcosa di delicato, indifeso, fragile. Da proteggere. Da amare. Questa è la chiave: i gattini su internet hanno avuto successo perché hanno saputo unire la tenerezza alla freddezza dell’indipendenza. Non sono infatti cani, si addomesticano da soli, costruiscono la loro esistenza a prescindere da quella dei padroni, motivo per cui sono un simbolo di libertà. In più, sono imprevedibili, non si sa cosa faranno, ecco perché catturano l’attenzione.
Le ragioni del successo dei gattini sui social
I gattini su internet hanno avuto successo perché hanno soddisfatto il bisogno di intrattenimento del nuovo web. Sono popolari e banali, frivoli e aderenti al quotidiano, tutto ciò che la maggior parte degli utenti cerca in rete. Sono svago fine a se stesso. Si sono sprecati gli studi in materia: alcuni ricercatori giapponesi avevano scoperto che osservare le immagini di soggetti “carini”, come appunto i gatti(ni!) aumenta la produttività. Dopo aver guardato il video di un gattino, siamo in sostanza più carichi. Lavoriamo meglio. Siamo anche più sereni: Jessica Myrick, docente di scienze cognitive all’Indiana University, nel 2015 ha pubblicato una ricerca per cui le persone che avevano visto un video sui gattini si sentivano meno tristi e ansiose. Si tratta di una vera e propria pet therapy, seppur virtuale.
La viralità dei gattini sui social è una conseguenza della loro vasta presenza su internet. È come se i social fossero diventati il corrispondente dell’area dedicata ai cani nei parchi pubblici. Segui i gatti online per trovare altri appassionati di gatti. Per connetterti con le persone, in sostanza. Si è così arrivati alla cosiddetta “strategia del gatto”. Postare il video di un gattino è diventato più efficace che elaborare un contenuto sopraffino, di elevata qualità. È una semplificazione che ha svilito il lavoro delle agenzie di marketing, una sorta di bug nel sistema o al contrario, per paradosso, la dimostrazione che un contenuto è vincente quando riesce a soddisfare i bisogni degli utenti prima che si palesino (in questo caso, l’esigenza di intrattenimento) piuttosto che quando è realizzato a regola d’arte dal punto di vista della qualità. Un’indagine condotta in Inghilterra nel 2014 ha rivelato che le immagini di gatti venivano condivise in media tre volte più dei selfie. Il paradosso per cui i gattini hanno sconfitto il narcisismo imperante dell’uomo non è casuale. È una questione di bisogni: i felini su internet li hanno soddisfatti perché riflettono le emozioni di chi sul web passa molto tempo.
I gattini sui social hanno perso efficacia?
Molti vip hanno cavalcato l’onda. Matteo Salvini, ad esempio, lo scorso novembre, mentre l’Europa criticava la manovra economica italiana e minacciava di aprire una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, condivise le foto dei “migliori” felini dei suoi seguaci. Forse lo ha fatto per distrarre la massa dai temi rilevanti per la nazione e, al contempo, per promuovere il suo lato umano. I gattini sono anche una fonte di posizionamento sociale e intellettuale. Se ti piacciono, hai l’animo buono. È un teorema ancora valido, anche se la moda sembra passata e l’incidenza dei gattini sui social di conseguenza non è più in crescita. Però non è nemmeno diminuita. Si è consolidata. Insomma, un gattino sui social torna sempre utile.