Contraffatte, false, ingannevoli, ovvero le fake news, quelle informazioni fasulle, a volte addirittura calunniose, dietro cui si celano personaggi sconosciuti e scopi poco nobili.
Il fenomeno è abbastanza contenuto, almeno a giudicare da quanto afferma il Reuters Institute for the Study of Journalism. In una recente inchiesta è stato calcolato che le bufale sono lette in media dal 2% al 3,1% degli internauti, mentre il sito di un quotidiano nazionale italiano sfiora anche il 50% di utenti.
Tuttavia il danno che può causare una panzana mediatica, soprattutto se diventa virale, è imponderabile. Walter Quattrociocchi, responsabile del CSSLab dell’IMT di Lucca, ha riscontrato che chi su Facebook è propenso a leggere bufale, bugie e teorie cospiratorie non "incontra" mai le notizie vere. Anzi, il tentativo di smontare e spiegare le falsità attraverso il processo di debucking rafforza in loro la convinzione che le bugie siano certamente una verità nascosta.
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Cosa recita il decalogo? Fornisce alcune indicazioni di massima per riconoscere e censurare le fake news. Ad esempio, bisogna porre attenzione ai titoli altisonanti e inverosimili; badare a foto e date, fuori contesto e inadeguate; controllare le fonti, come si faceva una volta con quelle bibliografiche.
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